Descrizione
Quando si passeggia per le vie di una città, capita rare volte che l’occhio si fissi su una cosa: e quando lo fa è solo perché, in essa, come disse Italo Calvino, “ha riconosciuto il segno di un’altra cosa”. L’interesse è attratto non dalla cosa reale, ma dai pensieri, dai ricordi o dalle mere fantasie, che per evocazione sorgono dall’incontro con la cosa e che subito divengono una tangente per la quale partire. Sicché la cosa, per quel che è realmente, gli rimane invisibile. È come sommersa e “annullata” dai significati che “arbitrariamente” le vengono imposti. E lo stesso destino tocca alla città che l’attornia: quella che, realmente, consiste soprattutto di cose.
Stoccolma è una città molto ampia. Come fare a raccontarla “dall’interno”, così da illustrare qualcosa, almeno, di ciò che è intimamente suo – che cioè la identifica, specificandone il carattere, il fascino, le qualità uniche, incomparabili e inconfondibili con quelle di altre città?
L’obiettivo deve essere volutamente parziale, poiché l’illustrazione del “tutto” resta comunque al di fuori della portata di un osservatore. Il “metodo” invece può essere lo stesso qui proposto: una serie di “scorci”, al cui interno si muovono personaggi creati apposta per muoversi al loro interno, e uno scrittore che ne parla come di esperienze proprie, scampoli di vita vissuta. La città infatti è narrabile solo fintanto che la si vive e se ne condivide la vita. E per quanto invisibile, essa non è mai così inerte da non far parlare e narrare di sé.